Ci sono modi e modi di raccontare i risultati della differenziata, come sottolineano i Consiglieri comunali di Monopoli Maria Angela Mastronardi, Silvia Contento e Angelo Papio. E quella scelta dall’Amministrazione non sembra loro la narrazione più corretta. Dire di essere tra i primi 5 comuni costieri “ricicloni” secondo la 4° edizione dell’’Ecoforum Puglia di Legambiente è un po’ diverso dall’essere al 5° posto dopo Leporano con una differenziata al 90%, Polignano a Mare 77,2%, Trani 76,7% e Mola di Bari 75,7%, comuni che la differenziata l’hanno cominciata non molto tempo fa e che sembrano aver recuperato il tempo perduto.
Monopoli con il suo 75,1%, pur considerando l’incidenza dell’impatto turistico del 15% sui comuni costieri della provincia di Bari, conferma solo la buona volontà dei cittadini e poco altro. Facciamo qualche calcolo. Nel quinquennio 2003-2008, a Monopoli, durante l’Amministrazione Leoci, la sola raccolta della plastica, della carta e del vetro nel centro urbano, raggiungeva il 23-25%. L’umido con il porta a porta da solo vale il 50%. Una semplice somma ci porta automaticamente a superare il 75% di rifiuti differenziati.
I cittadini si chiedono e ci chiedono come mai, a fronte di un dato sbandierato come eccezionale da chi governa la città da 17 anni ininterrottamente, la tassa dei rifiuti è sempre alta e nel 2023 ha addirittura subito un aumento. Una prima timida risposta è stata offerta in sede di presentazione del Documento Unico di Programmazione (DUP), quando sono stati annunciati i fondi PNRR (1 milione circa di euro) finalizzati all’acquisto di nuovi mastelli con microchip, per l’avvio della Tariffazione Puntuale per cui meno rifiuti produci e meno paghi. Ha fatto seguito la distribuzione dei contenitori e gli incontri nei quartieri che, più che informativi, hanno assunto il sapore di un anticipo di campagna elettorale del Sindaco.

Poi, per ammissione della stessa Amministrazione, gli sforzi dei cittadini per una differenziata con pochissime impurità (2%) e la prossima introduzione della tariffazione puntuale su rifiuti non riciclabili, non potranno influire su una diminuzione della Tari, perché nulla si sta facendo a livello regionale e locale sulla chiusura del ciclo dei rifiuti. In considerazione di questi numeri e dell’immobilismo politico sul versante di una conversione concreta del rifiuto in opportunità economica, appaiono davvero fuori luogo i toni trionfalistici che ciclicamente abitano le stanze della politica locale.
Sarebbe più onesto dire ai cittadini che, sino a quando non saranno introdotte politiche lungimiranti capaci di trasformare il rifiuto in opportunità economica, la tassa sui rifiuti resterà ferma su quegli alti livelli, che attribuiscono alla Puglia un record negativo di regione al primo posto in Italia per pressione sui cittadini in cambio di un servizio ancora molto parziale.





