Rilanciare i consumi alimentari in una situazione in cui a causa dell’aumento dei prezzi le famiglie hanno tagliano le quantità di cibo e bevande acquistate pur spendendo di più per la fiammata del carrello della spesa. Incentivare anche il consumo consapevole con un occhio attento alle etichette e contro gli sprechi (in Puglia finiscono in pattumiera 250 tonnellate di cibo all’anno).È quanto afferma la Coldiretti Puglia, in occasione della Giornata mondiale dei Diritti dei Consumatori (World Consumer Rights Day), ispirata dal presidente John F. Kennedy, il quale inviò un messaggio speciale al Congresso degli Stati Uniti il 15 marzo del 1962, in cui ha affrontato formalmente la questione dei diritti dei consumatori.
Devono essere date risposte ai cittadini che ancora non riescono ad accedere al cibo – afferma Coldiretti Puglia – attraverso serie e concrete politiche del cibo locale che facciano arrivare i prodotti agricoli e agroalimentari dalle campagne in città. Intanto, le preoccupazioni ambientali spingono nuovi stili di vita ed un approccio ai consumi più consapevole in Puglia, con il 35,7% dei pugliesi che acquista prodotti a Km0, il 15% prodotti biologici ed il 38,8% legge attentamente le etichette, tra i dati più alti d’Italia.
Il cibo locale è divenuto anche uno strumento ‘salva tasche’ per i consumatori – aggiunge Coldiretti Puglia – perché i prodotti provengono dal territorio regionale e non subiscono eccesivi rincari per il trasporto, per il rapporto qualità-prezzo, perché la stagionalità e la biodiversità garantiscono che i prodotti non siano importati con l’effetto a valanga del caro prezzi.
Il successo dei farmers market, con la rete dei mercati contadini di Campagna Amica, è frutto della legge italiana di Orientamento in agricoltura del 2001 che premia la multifunzionalità dell’agricoltura e che Coldiretti ha fortemente voluto e sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale, una svolta epocale con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.